Coordonat de Gabriella FALCICCHIO & Viorella MANOLACHE
Volum IV, Nr. 3 (13), Serie nouă, iunie-august 2016
Vizualizari articol [post_view]
La Macroregione Adriatico-Ionica: passato e presente – Eventi, problematiche e testimonianze, per costruire un futuro migliore
(The Adriatic-Ionian Macro-Region, Past and Present, Events, Problems and Witness for the Construction of a Better Future)
Simona Paula DOBRESCU
Abstract: The Adriatic-Ionian region (EUSAIR) covers an outstanding area of maritime countries, of which four are member states of the European Union (Italy, Slovenia, Croatia and Greece) and four non-members (Albania, Serbia, Montenegro and Bosnia-Herzegovina). It is a crossroad meeting place of peoples, religions and cultures that are often at loggerheads, sometimes on speaking terms. Religion has contributed to widening the division. However, in the last decades progress has been made towards an inter-religious dialogue. The lessons of the remote past and recent times have brought home the need to strengthen relations, to extend friendship, to prepare to defend the common values of liberty, peace and justice. The problems in the Balkans, but also those world-wide, need a positive and coherent approach. Prosperity, security and harmony of the various ethnic- religious components in the macro-region must develop peacefully. Unfortunately, the threat of war and hatred are destabilizing many parts of the world and every religion is called upon to defend peace. It is time for the individual illuminated voices to be supported by the body of the people of God, that is, God, the common father of all men who has given humanity the great gift of choosing between Good and Evil.
Keywords: peace, justice, freedom, inter-religious dialogue, solidarity.
I Paesi dei Balcani, non sufficientemente conosciuti, sono stati trascurati dall’Europa e visti come pericolo da controllare più che risorsa da valorizzare. Solo ora, con il progressivo loro inserimento nell’Unione Europea, si ritorna a parlarne e a pensare al ruolo che hanno nei rapporti con l’Oriente e con il Mediterraneo. La loro storia è lunga e complessa. Considerando le differenti eredità storiche che hanno plasmato la penisola sud-orientale, due di esse si possono cogliere come le più cruciali. Una è il millennio di Bisanzio, col suo profondo impatto politico, istituzionale, giuridico, religioso e culturale. L’altro è il mezzo millennio di dominio ottomano, che è stato presente nel lasso di tempo che va dal XIV all’inizio del XX secolo. L’impronta ottomana rimane per tutto il XVIII e XIX secolo. In tutte le sfere in cui si può riscontrare l’impronta ottomana (politica, culturale, sociale ed economica) si verificò una drastica rottura al tempo della secessione dei Paesi balcanici dall’Impero ottomano, rottura che si completò e si ampliò verso la fine della Prima Guerra Mondiale. I Balcani hanno sempre evocato l’immagine di un ponte o di un crocevia fra l’Oriente e l’Occidente, Europa e Asia, e descritti come una straordinaria mescolanza di razze la cui identità si è conservata intatta nel corso dei secoli, culture, lingue e persino civiltà differenti. L’uso di “Balkan” come termine varia nelle stesse lingue della penisola. A partire dal turco, che ha portato la parola nella penisola, esiste oggi in due forme sostantivate: come neologismo, un nome proprio nel plurale, “Balkanlar”; come nome comune arcaico “balkan”, con significato di montagna; il greco ha solo il sostantivo al plurale “ta Valkania”; in serbo-croato e in albanese invece il sostantivo compare soltanto nel singolare: “Balkan” e “Ballkan”, come nomi della regione, con gli aggettivi “balkanski” e “Ballkanit”. I Balcani sono un territorio da leggenda… Se il Mediterraneo può essere visto come la culla della storia umana, questo è vero anche per i Balcani, che non è solo una regione di sventure ma anche uno spazio in cui sono radicate le forti tradizioni che hanno plasmato la cultura europea.
Nel giugno 2014 l’Unione Europea ha riconosciuto fra le strategie di “frontiera avanzata” della cooperazione territoriale anche quella della macroregione Adriatico-Ionica (EUSAIR). Essa copre una rilevante area marittima, di cui fanno parte quattro Stati membri dell’Unione europea (Italia, Slovenia, Croazia e Grecia) e quattro non membri (Albania, Serbia, Montenegro, Bosnia Erzegovina) di cui ricorderò solo alcuni aspetti. La Macroregione Adriatico-Ionica si confronta con due temi di attualità che condizionano lo sviluppo e il senso di appartenenza alla macroregione accennata: il tema dei flussi migratori e il contributo delle religioni presenti nell’area, come possibile difesa dei valori umani, che devono guidare i processi economici, sociali e politici sottesi.
Il tema delle religioni e del loro contributo alla macroregione Adriatico-Ionica riguarda alcune problematiche attuali, sviluppatesi dagli anni ’80 del secolo scorso, le quali hanno evidenziato il ruolo delle religioni nell’area del Mediterraneo. La pace di Westfalia del 1648 segnò il definitivo crollo del progetto politico e religioso asburgico e la fine delle guerre di religione in Europa. In seguito si sono affermate progressivamente le Chiese nazionali allo scopo di consolidare la loro sovranità. La progressiva “laicizzazione” di molti Stati europei ha riservato alla religione uno spazio privato per sottolineare l’indipendenza confessionale. La “secolarizzazione” delle fedi ha contribuito alla costruzione di un ordine internazionale fondato sui diritti umani e sull’equilibrio di forze fra Stati sovrani. Il Comunismo poi ha assunto un atteggiamento di emarginazione e di persecuzione delle religioni, ritenute colpevoli di conflittualità sociale e ostacolo al progresso. La caduta delle ideologie totalitarie e la presenza dell’Islam in molti Stati europei hanno riproposto il ruolo delle religioni nella società: negativi quando si contrappongono in nome di antiche divisioni e pregiudizi, positivi quando dialogano tra loro nel reciproco rispetto.
Si impone quindi una riflessione sull’argomento. Le religioni possono far sviluppare una sensibilità ed un’umanizzazione necessarie ai processi economici e socio-politici. E poiché l’area è caratterizzata da presenza di confessioni e di religioni diverse, è indispensabile approfondire il dialogo interreligioso, finalizzato alla realizzazione di proposte comuni per la risoluzione di antichi e nuovi problemi, socio-culturali e politici.
La religione è un messaggio di pace e non di violenza, mentre l’educazione religiosa va fatta a livello transnazionale e planetario. La convivenza ed il rispetto rappresentano il problema centrale delle società multiculturali, poiché solo da essi può scaturire la pace per tali complicati contesti come per esempio Sarajevo. La città è rappresentata dai simboli di divisione e allo stesso tempo dai tentativi di convivenza, in cui l’appartenenza ai gruppi che si sono combattuti per le strade determina ogni tipo di relazione. Sarajevo si è ripresa urbanisticamente ma purtroppo non spiritualmente. Le tensioni che derivano dalle divisioni interne alla società, rendono il dialogo fra le culture e comunità diverse (bosniaci musulmani, croati bosniaci e serbi ortodossi) fondamentale e per questo ogni iniziativa in questo senso è particolarmente preziosa. La Bosnia Erzegovina è uno Stato che, a differenza degli altri dei Balcani, è realmente multinazionale e multiconfessionale e non un’arida somma delle religioni (cristianesimo ortodosso, ebraismo ed islam) che coesistono da secoli, in un’alternanza di lotta e di pace, attualmente frutto dell’intervento della comunità internazionale.
L’area Adriatico-Ionica, compresa Bari e la Puglia, è un mosaico di popoli, lingue, usi, costumi e religioni. Le identità religiose, l’impegno responsabile e i valori devono essere presenti nel dialogo interreligioso tra l’Oriente e l’Occidente, che permette così l’avvicinarsi e la comprensione dell’altro, allontanando lo spettro dell’ignoranza e della paura. Italia e Grecia sono per i migranti il primo approdo. Sulle coste di questi Stati continuano e continueranno ad affluire disperati in fuga dalla guerra o dalle tirannie, che rendono impossibile la sopravvivenza, e persone prive del necessario per vivere, dalla mancanza di cibo all’assenza dell’acqua potabile, esposte alla morte, alle malattie e alle epidemie. Sebbene sull’immigrazione esistono opinioni contrastanti, è fondamentale ricordare che essa aiuta a scoprire il mondo. Il fenomeno va approfondito con serietà sapendo individuare e valorizzare anche le opportunità positive di natura culturale, morale, economica e religiosa dell’immigrazione, strumento per arrivare a quella “stabilità nella differenza”, destinata ad essere il tratto fondamentale della società di domani. Questa è una sfida per l’Unione Europea che ancora oggi stenta a delineare una politica comune con chiari principi e regole condivise, per cui gli immigrati non diventano masse che premono ai confini, ma persone che possono essere accolte nella sicurezza dei vari Stati, nel rispetto delle leggi e dei valori nazionali.
La diversità umana e infinita, sostiene il filosofo bulgaro Cvetan Todorov, nella sua opera “Noi e gli altri”: “volendola esaminare da dove cominciare?” I dati del censimento del 2011 in Serbia registrano l’85% di ortodossi (serbi e romeni), il 5% di cattolici (ungheresi e croati), il 3% di musulmani (albanesi) e il 7% formato da minoranze etniche e religiose (rom, ebrei). Le Chiese ortodosse di Macedonia e Montenegro (la più piccola delle sei Repubbliche della ex Jugoslavia) staccatesi dalla Chiesa Madre di Serbia, nel 1967 e rispettivamente nel 1993, non sono riconosciute dal punto di vista canonico. Questi dati e queste separazioni, indicano, a mio parere, un pluralismo religioso che stenta a dialogare. Oggi in Serbia si teme di essere diversi forse perché manca l’accettazione del pluralismo? In questo caso si auspica quindi l’avvio di nuovi percorsi ed iniziative di incontro.
L’introduzione a breve dell’insegnamento della religione nelle scuole di ogni ordine e grado dell’Albania, con una spesa minima assicurata dallo Stato, sotto forma di Storia delle religioni, considero una delle più belle notizie che ci pervengono da una Nazione ancora alla ricerca di una cultura democratica. Si può fare un “viaggio” tra le religioni nel Paese delle Aquile, soffermandosi sulle “microrelazioni” presenti in Albania, tra la ricostituita Chiesa ortodossa, la comunità cattolica e la stragrande maggioranza della popolazione formata da musulmani sufi. Ricordo il viaggio apostolico di Papa Francesco in Albania (21 settembre 2014) Paese che ha sofferto per un terribile regime ateo, la condizione della donna in una società maschilista, la canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta il 4 settembre 2016, fondatrice della congregazione religiosa delle Missionarie della Carità. La storia travagliata del Paese, passato dal dominio turco al regime comunista, ha impedito lo sviluppo dei valori e la praticità tipici della democrazia. Infatti, la transizione dell’Albania dal regime comunista isolazionista e repressivo alla democrazia, è stata molto difficile, soprattutto perché nella cultura civica della classe dirigente e della popolazione non rientravano i concetti basilari della cultura democratica. I nodi da sciogliere sono tanti e richiedono tempo e soprattutto solidarietà e scambi culturali ed economici con il resto dell’Europa.
Attualmente la macroregione europea Adriatico-Ionica, sta vivendo, infatti, un periodo di intense e difficili trasformazioni sociali e culturali. Alle tensioni causate dalle divisioni etniche e religiose, come in Bosnia, e non ancora del tutto sopite dopo la fine della guerra nei Balcani e dallo sgretolamento della Jugoslavia, si aggiungono i grandi flussi migratori in atto, provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente. Tutto ciò provoca un consistente rimescolamento delle popolazioni che mette a stretto contatto usi, tradizioni, mentalità, culture e religioni diverse tra loro. La situazione in atto pone dinanzi ai protagonisti un’importante sfida culturale legata alla capacità di realizzare un proficuo incontro-confronto attraverso un costante approfondimento del dialogo. Ed è qui che il ruolo delle religioni diviene fondamentale. Vi è la necessità, sempre più impellente, di avviare e consolidare il dialogo interreligioso ed accompagnarlo dalla comprensione e cooperazione tra le grandi religioni del mondo. Bisogna evitare con tutte le forze di scivolare nella spirale dell’odio, della violenza; ed oggi in tempo di crisi economica, non cedere alla forte tentazione di ripiegarsi, anzi di incolpare altri popoli dei propri problemi, quelli del passato o del presente; così un popolo diventa per l’altro straniero o nemico, mentre si sviluppano pericolose culture del risentimento, dell’inimicizia e della paura. È necessario preparare con responsabilità il futuro e le religioni hanno un grande compito: possono insegnare a ogni uomo e donna e ai popoli l’arte di vivere insieme attraverso il dialogo, la stima reciproca, il rispetto della libertà e della differenza. Possono, così, creare un mondo più umano, perché siamo tutti uguali e tutti diversi. L’odio, la divisione, la violenza, le stragi e i genocidi non vengono da Dio, al quale viene chiesto nella preghiera il grande dono della pace.
È tempo che accanto alle voci di persone illuminate si mobilitino le masse, il popolo di Dio, cioè di quel Dio che è Padre comune di tutti gli uomini e che ha dato all’umanità un enorme dono: la possibilità di scegliere tra il BENE e il Male.
Le religioni, in effetti, sono chiamate a costruire ponti tra gli individui, i popoli e le culture, a essere segno di speranza per l’umanità. Gli uomini e le donne di buona volontà devono unire i propri sforzi ed impedire che il santo nome di Dio non sia utilizzato per incitare alla violenza. Con coraggio e forza è necessario abbracciare la verità, la giustizia, l’amore e la libertà, come autentici pilastri della pace! È questo il solido fondamento su cui è possibile costruire anche nella macroregione Adriatico-Ionica una pace autentica e duratura.
Bibliografie
CATTEDRA REZZARA PER LE RELAZIONI CON I PAESI DEI BALCANI, Vita democratica: educazione al pluralismo, Edizioni Rezzara, Vicenza, 2015.
COSTALLI S., La Chiesa nel dialogo multiculturale: Sarajevo, Beirut, Gerusalemme, Tipolitografia Trullo, Roma, 2010.
RICCARDI A., Le nuove responsabilità delle religioni nel mondo globalizzato (Discorso pronunciato in occasione dell’Incontro Mondiale per la Pace, Living Together is the Future, svoltosi a Sarajevo dal 9 all’11 settembre 2012 e organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio) su www.santegidio.org.
TODOROVA M., Immaginando i Balcani, Argo, Lecce, 2002.