Coordonat de Emanuel COPILAȘ
Volum VII, Nr. 4 (26), Serie nouă, septembrie-noiembrie 2019
UNIUNEA EUROPEANĂ LA RĂSCRUCE.
PROVOCĂRI, OPORTUNITĂțI, AȘTEPTĂRI
L’Europa Sociale di Delors e la querelle con la Thatcher
(Delors’ social policy and the controversy with the Thatcher)
Lorenzo SCARCELLI
Abstract: Delors will contribute decisively to the relaunch of European construction without ever violating its principles and objectives, such as reducing social inequalities by bringing together different principles and interests. Solidarity and social cohesion are concepts of considerable importance, unlike individual selfishness which, for the French statesman, is a real danger for society. Delors, though sharing the logic that the market is the engine of the economy, highlights the limits precisely because the market is incapable of securing solidarity to those who fail to fit into the rules. Delors, at first, cultivated this vision of aid to the needy, but in the 1990s would criticize that vision by calling it „passive solidarity” and inaugurating the concept of „less passive solidarity” with the aim of pursuing quality assurance Not of charity. Delors, through the notion of „economic and social cohesion”, aims to reduce the disparities between the various regions and the lagging behind of the less developed ones.
„The „European Model of Society”, proposed by Delors, shows affinity with the Welfare State realized by Swedish Social Democracy based on the principles of solidarity, competition and cooperation and provides a balance between individual and society. Consistently with this model, Delors believes that the Single Market should not be restricted to a mere free trade area, so the 1992 objective must be to create a ‘economic space’ and at the same time a ‘European social space’.
Jacques Delors, President of the European Commission, was the chief architect in the „Community Charter of Fundamental Social Rights of Workers”, which was approved by the European Council in Strasbourg in December 1989 by all Member States with the exception of Minister Thatcher defending The value of national sovereignty against the principle of co-operation between the states, accusing Delors of violating the liberal character of the Treaties of Rome and defining it as a „visionary” because it wants a European super-state. On several occasions, Delors will criticize Minister Thatcher’s attitude and liberal logic in European construction.
Keywords: Europe, European Union, European Commission, Social Cohesion, Economic and Social Cohesion, Subsidiarity, Solidarity.
Solidarietă e coesione principi guida di Delors
Delors contribuim in modo deci- sivo al rilancio della costruzione europea senza mai trasgredire i propri principi e obiettivi, ad esempio quello di ridurre le diseguaglianze sociali, facendo convivere principi e interessi differenti.
Le esperienze deloriane, dalla militanza nella Confederation Francaise des Travailleurs Chretiens degli anni Cinquanta, dall’impegno nei clubs culturali, agli impegni europei, hanno avuto come unico filo conduttore la coerenza con i valori cristiani.
Il pensiero deloriano, anche se ha come punto di riferimento la visione personalistica di Mounier, non nasce da uno schema politico gia noto, ma dalla societa in cui lo statista vive, dove idee e pragmatismo convivono nella sua esperienza con temi importanti come il lavoro, la coesione, il sindacalismo, la formazione continua, la sussidiarieta, le relazioni internazionali1.
Delors sostiene che maggiori opportunita offerte agli individui possono migliorare la societa e all’interno dei movimenti, La Vie Nouvellee Citoyen 60, dove Delors si esprime, viene applicato il perso- nalismo comunitario e sin dalle sue prime esperienze Delors teorizza il concetto di «fraternite le voisinage».
Delors, coerentemente con la visione di Mounier, afferma che l’uomo e la donna possono meglio esprimere le loro potenzialita per mezzo di un’appartenenza voluta e in base alle diverse Comunita, pertanto, la persona non puo essere considerata singolarmente, ma in relazionealle altre ed e questa che crea la diffe- renza dall’individuo2.
Delors nei suoi scritti e in diversi momenti della sua attivita politica europea affermera che la costruzione europea dovra fondarsi su tre concetti fondamentali: “la solidarietă che unisce, la competizione che stimola e la cooperazione che rafforza.”3
Solidarieta e coesione sociale4 sono concetti di notevole importanza a differenza dell’egoismo individuale che, per lo statista francese, e un vero pericolo per la societa5.
Il solidarismo e una corrente di pensiero che, tra il XIX e il XX secolo, influenzo l’aspetto sociale, politico e filosofico della societa francese.
Attraverso la solidarieta sociale si tenta un rinnovamento politico o meglio una terza via in grado di me- diare tra individualismo e socialismo.
L’ideatore della solidarieta sara Fouillee e Bourgeois sara il divul- gatore di questo nuovo messaggio.
Il termine solidarite diviene un termine chiave del dibattito socio-filo- sofico e politico-giuridico negli anni Novanta dell’Ottocento francese.
Bourgeois e altri studiosi ripren- dono e approfondiscono lo schema comtiano: “sviluppano cioe l’idea di un circolo virtuoso fra proprietă e appartenenza sociale, tra diritto (di proprietă) e debito di solidarietă, e si apprestano a costruire su di esso la loro proposta politica. Essa appunto dovra determinarsi come un tentativo di mediazione fra due opposte esi- genze: salvaguardare la proprieta, per un verso, renderla pero anche in qualche modo corresponsabile dell’an- damento complessivo della societa”.
L’idea comtiana collega l’indivi- duo alla societa e ne stimola le potenzialita collaborative.
Isolidaristi pensano che la coope- razione tra individui “costituisce, se non l’unica modalita, certo il fine ultimo dell’azione sociale.”6
La cooperazione, a cui i solidaristi pensano, presenta tratti caratteristici di una proprieta come valore sociale; che la cooperazione non cancella la concorrenza ma interviene per correggerne gli effetti distorsivi; che competizione e collaborazione co- esistono e i soggetti, consapevoli della struttura della societa e dei vantaggi della cooperazione, si orien- tano verso la cooperazione tra le parti, caratterizzata dalla spontaneita: “sono i soggetti che, consapevoli della struttura della societa e dei vantaggi della cooperazione, si orien- tano liberamente verso la coopera- zione. Emerge cosi un altro tema caratteristico del solidarismo: il «quasi contratto»”7.
Questo tipo di contratto “consiste nel debito culturale, materiale e scientifico nei confronti dei prede- cessori, che e possibile ripagare facendo progredire la civilta”8.
In tale prospettiva, “ognuno di- viene per cosi dire responsabile di ognuno: il criterio liberale classico di responsabilita muta radicalmente, cessa di assumere come referente principale l’idea di un soggetto libero e autonomo e piuttosto ricerca la determinazione degli obblighi direttamente nel tessuto sociale, nella trama delle relazioni intersog- gettive.”9
Il contratto assume un valore piu elevato con il “quasi contratto” e di- venta la base della societa solidale10.
Nasce una liberta mediante la solidarieta, quando gli uomini rico- noscono il proprio debito nei con- fronti della societa e la liberta degli altri diventa possibile solo mediante l’obbligazione sociale.
Una cultura solidaristica basata sulla dottrina sociale cristiana si afferma alla fine del XIX secolo e vede tra i suoi maggiori interpreti l’economista francese Charles Gide e il tedesco Henrich Pesch11.
Delors si inserisce in questo percorso solidaristico condividendo anche il pensiero di Marc Sangnier12.
Delors pur condividendo la logica secondo cui il Mercato e il motore dell’economia, ne evidenzia i limiti proprio perche e incapace di garantire una solidarieta a chi non riesce a inserirsi nelle regole proprie del Mercato.
Il concetto deloriano di coesione sociale, che caratterizza la sua politica, non rappresenta un rifiuto del neoliberismo ma una proposta di solidarieta tra i diversi gruppi sociali attraverso la difesa dello “Stato- provvidenza”.
Nella sua analisi della politica sociale, mette in risalto non solo i pregi ma anche i difetti di un Mercato incapace di impedire il fenomeno dell’esclusione sociale, creata mag- giormente dalla disoccupazione13.
E un’analisi che riporta nei suoi scritti con un chiaro riferimento alla formula di Peter Glotz: “Lo sviluppo piu probabile e il formarsi di una societă dei due terzi: questo sară il risultato della politica neocon- servatrice […]. [Evidenziando] la degradazione sociale del terzo piu debole della societă costituito da disoccupati, manovali, anziani dei ceti piu poveri, lavoratori stagionali, handicappati.”14
Delors pone l’interrogativo su due strade, dare spazio al Mercato e accettare le distorsioni sociali o soste- nere i sistemi di protezione sociale senza discorsi di demagogia politica.
A tal proposito lo statista francese dichiarera che i discorsi che inten- dono“promettere diminuzioni d’im- posta e contemporaneamente garan- tire i sistemi di protezione sociale sono completamente ipocriti e impraticabili.”15
Il principio di solidarieta e una risposta all’esclusione e all’emargi- nazione, risposta che valeanche tra i Paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo, tra Regioni ricche e meno ricche dell’Unione europea.
Agli inizi degli anni sessanta si apri un dibattito sul concetto di poverta e la Banca Mondiale lancio una lotta alla poverta attraverso aiuti finanziari per ceti sociali piu deboli16.
Delors, in un primo momento, coltiva questa visione degli aiuti ai bisognosi, ma negli anni Novanta- critichera tale visione definen- dola“solidarietă passiva” e inaugu- rera il concetto di “solidarietă meno passiva”, con l’intento di perseguire un’assistenza di qualita e non di carita17.
Secondo la visione deloriana gli aiuti sarebbero dovuti essere orientati a seconda delle caratteristiche e delle potenzialita dello Stato bisognoso in modo da favorire, attraverso forme qualificate di assistenza, un auto- sviluppo.
Gli aiuti, tra l’altro, avrebbero dovuto favorire i Paesi che mirano al rispetto di un pluralismo politico, religioso e alla tutela dei Diritti umani18.
Lo statista francese mira, attra- verso il concetto della “coesione economica e sociale”, inserito nell’Atto Unico Europeo,ad ampliare il principio contenuto nel preambolo del Trattato di Roma in cui gli Stati membri si impegnavano a “pro- muovere lo sviluppo armonioso” a livello comunitario “riducendo le disparită tra le diverse Regioni e il ritardo di quelle meno sviluppate.”19
L’obiettivo di Delors e quello non solo di coordinare le economie nazionali ma soprattutto di conver- gerle verso una politica economica e sociale integrata europea, attraverso interventi di pianificazione temporale a carattere pluriennale per i Paesi meno sviluppati.
Gli strumenti indicati dallo statista per la realizzazione della coesione economica e sociale sono i Fondi Strutturali, avviati nel 1988, dopo l’Atto Unico Europeo.
Il modello deloriano dara vita al principio di competizione che non
risulta un obiettivo ma il mezzo per migliorare il benessere sociale, sti- molare le variabili economiche e sviluppare occupazione.
Lo statista precisa che lo sviluppo delle nuove tecnologie sta avviando un cambiamento paragonabile alla rivoluzione industriale.
Il principio della competizione legato strettamente alle tecnologie dell’informazione e delle telecomu- nicazioni avrebbe cambiato completamente i sistemi di vita e Delors, se da un lato valuta i vantaggi che il pro- gresso tecnologico avrebbe determi- nato, dall’altro non sottovaluta i rischi che tale progresso avrebbe potuto portare ad una parte della popolazione ignara delle nuove conoscenze.
Le autostrade dell’informazione, espressione da lui usata, per indicare settori dell’informatica e delle teleco- municazioni, avrebbero svegliato l’Europa verso una sfida concor- renziale e culturale di fronte a Stati che hanno dominato per decenni tale settore.
Per Delors era necessario raffor- zare la competizione attraverso la valorizzazione della ricerca scienti- fica: “creare uno scambio di knows- how nazionali per poter esprimere una Comunită europea di ricercatori. ”
Il concetto di competizione delo- riano “non ha un’accezione mera- mente liberista, ma e legato a quello di cooperazione che costituisce il terzo pilastro del modello europeo di societă. Non esiste competizione senza cooperazione: quest’ultima puo essere applicata tra le imprese, le universită e i centri di ricerca nel settore tecnologico, ma anche tra gli Stati nel campo della politica economico-monetaria e dell’inter- vento umanitario nelle zone povere del mondo.”20
La politica perseguita da Delors in ambito comunitario presenta analogie con le principali proposte avanzate dalla socialdemocrazia tedesca e svedese di Brandt e Palme.
Il concetto di «etica dell’am- biente» e la riflessione sul rapporto Nord-Sud affondano le radici nel dibattito svoltosi nella SPD alla fine degli anni Settanta.
L’etica dell’ambiente prevede il superamento della tradizione «utili- tarista» e «antropocentrica» che considera l’uomo proprietario della natura per fini meramente individuali.
Sul rapporto Nord-Sud, lo statista francese afferma che il terzo e il quarto mondo sarebbero dovuti essere considerati per le loro rispettive carat- teristiche e potenzialita, ad esempio taluni paesi avrebbero dovuto sfruttare le loro risorse naturali, altri la qualita della mano d’opera e il sistema educativo.
Tuttavia, nei paesi aderenti e in fase di adesione, va considerato che il rispetto del pluralismo politico, etico e religioso, le elezioni libere e il rispetto dei diritti dell’uomo, rappre- sentano una condizione necessaria per la concessione degli aiuti europei.
Il «modello europeo di societă», proposto da Delors a livello comu- nitario e che mostra affinita con il Welfare State realizzato dalla social democrazia svedese, si basa sui principi di solidarieta, competizione e cooperazione e prevede un equilibrio tra individuo e societa21.
La solidarieta assume un signi- ficato in relazione ai rapporti tra regioni ricche e povere dell’UE, pertanto la coesione economica e sociale costituisce uno degli obiettivi prioritari del trattato di Maastricht e il principio di competizione che non rappresenta un fine ma un mezzo per realizzare il benessere sociale, non riveste un’accezione meramente libe- rista ma e legato a quello di coope- razione, perseguibile in campo impren- ditoriale, scientifico e tecnologico.
Coerentemente con tale modello, Delors ritiene che il Mercato unico non deve ridursi a una mera zona di libero scambio, pertanto, l’obiettivo 1992 deve realizzare uno «spazio economico» e, contemporaneamente, uno «spazio sociale» europeo.
In una dichiarazione Delors afferma che nonostante il «Grande Mercato» sia un’idea liberale “occorre distinguere tra liberalismo politico e quello economico. Benche abbia a lungo militato nelle correnti sindacali e socialiste, ho sempre rispettato il liberalismo politico. La mia posizione sul liberalismo economico e differente: i suoi sostenitori ritengono che il Mercato sia il giudice supremo. Io non condivido tale dottrina, poiche ha provocato disastri economici […]. Io sostengo che l’economia di mercato non possa funzionare senza regole; quindi, e necessaria una combinazione tra il Mercato che e il miglior selezio- natore delle attivită economiche, il dialogo tra i partners sociali e, infine, gli interventi dello Stato per far fronte alle distorsioni provocate dal Mercato: cio rappresenta la socialdemocrazia, vale a dire un compromesso tra il Mercato e l’intervento statale.”
Delors dedica la stessa attenzione sia agli aspetti sociali che economici perche risultano essere i requisiti essenziali per raggiungere l’obiettivo 1992, “Da un lato, il completamento del Mercato interno puo migliorare l’efficienza economica e la com- petitivită; dall’altro, pone la questione della solidarietă tra i paesi che ne traggono vantaggi e quelli che possono rimanere esclusi.”22
Delors e la querelle con la
Thatcher
Jacques Delors, Presidente della Commissione Europea, fu il principale artefice dell’architettura per “la Carta comunitaria dei diritti sociali fondamentali dei lavoratori”, approvatanel Consiglio europeo di Strasburgo nel dicembre 1989 da parte di tutti gli Stati membri ad eccezione della Thatcher che “non aveva esitato a pronunciare parole sprezzanti nei confronti delle am- bizioni sociali della CEE che trava- licavano, a suo dire i suoi obiettivi istituzionali.”23
La Gran Bretagna, guidata dalla signora Thatchter, partecipa al pro- cesso comunitario, cercando di indi- rizzarlo in modo favorevole ai propri interessi.
La “Lady di ferro” sostiene l’ini- ziativa privata e la competitivita individuale e boccia l’intervento pubblico, incompatibile con i principi liberisti.
La normativa europea, che si sovrappone a quella nazionale, rap- presenta per la Gran Bretagna un rischio per la propria sovranita.
La Thatcher critica e si preoccupa della visione deloriana secondo cui “Tra dieci anni l’80% della legisla- zione economica, forse anche fiscale e sociale, sară d’origine comuni- 24 taria.”
Le preoccupazioni del primo ministro britannico aumentano in occasione di un discorso che il Presidente della Commissione tiene al Congresso dei sindacati Britannici quando, nel prospettare l’obiettivo 1992, afferma che “La Comunită europea sară uno spazio di concor- renza, ma altresi di cooperazione e solidarietă.”25
La risposta della Thacher non si fa attendere, difende il valore della sovranita nazionale contro il prin- cipio della cooperazione tra gli Stati, accusa Delors di aver violato il carattere liberale dei Trattati di Roma e lo definisce un “visionario” perche con l’espressione “tra dieci anni l’80% della legislazione sară comu- nitaria”26 vuole intendere la realizza- zione di un super-stato europeo.
Il 17 ottobre 1989, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accade- mico del Collegio di Bruges e un anno dopo l’accusa del Ministro britannico, Delors critica la sua visione liberista e confederale.
Il Presidente della Commissione, oltre a mettere in risalto il rispetto del pluralismo, sottolinea il compito della “Comunită di diritto” e“l’eser- cizio in comune della sovranită”, in quanto,attraverso il perseguimento della dimensione sociale, si sarebbe potuto valorizzare il pluralismo.
Le politiche strutturali, non a caso, verranno attivate con l’intento di ridurre le differenze e favorire la crescita di quelle regioni meno sviluppate.
Secondo lo statista Delors il pluralismo e la risposta concreta al fenomeno crescente dell’individu- alismo, parole queste, imbevute della visione personalistica di Mounier.
In piu occasioni Delors critichera l’atteggiamento della Thatcher e la logica liberista nella costruzione europea, “Il liberalismo economico, che prevede la supremazia riservata quasi interamente al Mercato, e basato sull’onnipotenza dell’indi- viduo. Occorre rifarsi alle origini del capitalismo e alle teorie di Max Weber per rendersene conto. Dunque, l’individuo e protagonista del suo destino, si confronta con gli altri in distinte competizioni, secondo una logica liberale minimalista meramente economica. Teorizzato da Friedrich von Hayek, il neoliberismo e stato recentemente difeso con forza dalla signora Thacher. Esso continua a essere ben presente nella nostra societă: a livello europeo lo definisco un pensiero «unico».”27
Se per la Thatcher le diversita sono una conseguenza naturale del mercato, nel pensiero deloriano do- vranno essere ridotte ed equilibrate.
Il primo Ministro britannico, nel 1989, subito dopo aver dato il consensoper la partecipazione della Gran Bretagna al Sistema Monetario Europeo28, in un suo discorso a Bruges, presentava una visione alternativa dello sviluppo della Comunita Europea.
Non si tratto di un discorso nazionalista, ma per la signora Thatchter la CE era solo una delle molteplici manifestazioni dell’iden- tita europea, in altri termini la Comunita non costituiva altro che l’adesione ad un insieme di valori condivisi fondati sulla legge, sulla cristianita e sulla comune espe- 29 rienza .
Da questo momento, piu che in passato, la Gran Bretagna avrebbe dovuto difendere la sua relazione speciale con gli Stati Uniti e in nessun modo avrebbe potuto per- mettere alla stessa CEE di condi- zionare i suoi rapporti con l’America.
Il processo comunitario si trovo ad affrontare la Gran Bretagna, come nuovo nemico, cosi come avvenne in passato con la Francia gollista30.
Il discorso della Thatcher non lasciava alcun dubbio, quando dichiaro: “Non abbiamo effica- cemente smantellato lo statalismo in Gran Bretagna solo per vedercelo imporre nuovamente a livello europeo, da un super Stato europeo che esercita un nuovo dominio da Bruxelles”, considerandola CE alla stregua di una cooperazione tra Stati- nazione, pertanto netto fu il rifiuto versol’idea di un Governo soprana- zionale31.
Le dichiarazioni del primo mi- nistro britannico coincisero, proprio quando il comitato Delors si ap- prestava a rendere noto che la maggior parte degli Stati membri si mostrava quasi completamente favo- revole al passaggio delle funzioni- chiave della sovranita nazionale ad un’istituzione sopranazionale.
In occasione della presentazione del programma di lavoro della Commissione all’Assemblea di Strasburgo, Delors abbandona la sua visione funzionalista, fondata sulla teoria dello spill over effect,a favore della costruzione di una federazione degli Stati nazione32.
Quello di Strasburgo fu il primo Consiglio Europeo dopo la caduta del muro di Berlino e i federalisti non smisero mai di spronare i Governi nazionali verso una dimensione politica della CE che le permettesse di affrontare le nuove responsabilita internazionali.
Il piu fervente sostenitore della maggiore integrazione politica fu Mitterand, nonostante, la Francia fosse stato il paese che, con piu pre- occupazione, avesse guardato all’eventualita dell’unificazione della Germania.
Mitterand auspico la creazione di una confederazione che includesse gli Stati dell’Europa orientale e in tale contesto alla Germania sarebbe stato permesso di unificarsi a patto che questa contribuisse alle istitu- zioni di una Unione Europea piu forte.
Mitterand coopero con il can- celliere tedesco Kohl e prima del Consiglio Europeo di Dublino, fecero pressione per la convocazione di una conferenza intergovernativa dedicata all’unione politica, parallela a quella dell’unione monetaria, ma la Gran Bretagna rifiuto questa prospettiva e proprio queste ragioni provocarono la sfiducia della Tacher da parte del suo partito.
L’Europa era diventata un problema, se i filo-europei attaccarono alle spalle il loro primo ministre e altrettanto vero che gli euroscettici avrebbero distrutto ogni Governo che avesse intaccato la sovranita britannica.
La Conferenza intergovernativa sull’unione monetaria procedette senza incertezze, al contrario di quella sull’unione politica che fu molto problematica. La Commissione e alcuni tra i piu accesi sostenitori federalisti fecero pressioni per le riforme radicali che avrebbero do- vuto stabilire la vocazione federale della CE ed ogni innovazione sarebbe stata inserita sottoforma di nuovi capitoli nei testi dei trattati esistenti, ma la Francia e la Gran Bretagna si opposero nuovamente perche preme- vano che il nuovo trattato fosse costruito intorno a tre pilastri.
Il Trattato che usci dalle due Conferenze intergovernative e dai negoziati tra i leader europei durante il Consiglio Europeo di Maastricht, nel dicembre del 1991, fu sicura- mente uno dei Trattati piu importanti per il rilancio dell’integrazione euro- pea e rappresenta, cosi come contem- plato dal preambolo, una tappa importante per la creazione di un’unione sempre piu stretta tra i popoli europei33.
Il Trattato di Maastricht era stato redatto anche con uno sguardo parti- colare alle mutevoli realta geopolitiche.
La caduta del muro di Berlino e la riunificazione della Germania ave- vano sicuramente trasformato l’Europa ed in questo scenario, piuttosto che favorire la riedificazione della Germania nel cuore del continente, i leader europei preferirono un accordo istituzionale che avrebbe ancorato la Germania all’Occidente.
Questo Trattato e il frutto di un difficile compromesso tra la volonta dellacreazione di una grande Europa sovranazionale e la volonta di salva- guardia delle scelte e degli interessi nazionali, in altri termini, il com- promesso tra due necessita, da un lato la costruzione di un’Europa che non prevedeva il superamento degli stati nazionali e dall’altro il progressivo trasferimento di porzioni della sovranita dei Paesi membri alle istituzioni comunitarie per realizzare una maggiore integrazione economica, monetaria, sociale e un’azione comune sul piano politico.
L’idea di Delors e che la Federazione dei Dodici, auspicata nel 1990, potesse essere tradotta in una Federazione degli Stati nazione, non contraria allo Stato nazione, anzi con la considerazione che la nazione diventi un elemento importante per l’identita personale.
E pur vero che le idee europeiste nascono come protesta ai naziona- lismi, quale imputato principale dei conflitti avvenuti nel continente europeo nel XX secolo, ma la nazione, per Delors e un fattore culturale e ne giustifica anche il legame con il modello dello Stato nazionale.
La formula del federalismo delo- riano e una linea mediana tra la costruzione di un’Europa che non prevede il superamento degli Stati- nazione e il graduale trasferimento di parti di sovranita dai Paesi membri alle istituzioni comunitarie.
Quindi non e un caso che nel 1990 lo statista francese parli di una federazione degli Stati-nazione e dichiarera che “La Federazione degli Stati-nazione e un’idea che provoca choc, in quanto i difensori dello Stato-nazione sono antifederalisti e i federalisti sono per un suo supe- ramento. Ma io ho preso in considerazione la nozione di tempo. Lo ricordo, sono occorsi secoli per creare gli Stati-nazione. Tutta la storia europea ci mostra come sia necessario ottenere l’adesione dei cittadini a un progetto e a una condivisione della sovranită per realizzare le nostre ambizioni. E, beninteso, allo stato-nazione spetta la ripoliticizzazione, rilanciare il dibattito democratico e spiegare il 34 progetto europeo.”
Maastricht portava alla piu larga cessione volontaria di sovranita nazionale della storia da parte degli Stati-nazione, in quanto ogni Stato membro, ad eccezione della Gran Bretagna e della Danimarca, ricono- sceva che si sarebbe adeguata agli standard comunitari nel campo della politica sociale.
I negoziati di Maastricht si sono contraddistinti anche per l’interesse espresso in favore del principio disussidiarietă35, voluto e introdotto da Delors, con l’intento di definire le competenze delle Istituzioni Europee e lecompetenze in materia concor- rente tra gli Stati e la Comunita europea36.
Infatti, nel caso dell’Unione Europea gli Stati nazione europei hanno concesso all’Unione poteri sovrani soltanto in alcune materie, conservando saldamente nelle proprie mani altri poteri, siamo di fronte non ad un diverso uso della sovranita, ma alla sua scomposizione, con l’attribu- zione del potere legittimo di decidere su alcune materie ad un potere pienamente sovranazionale, senza che cio comporti la formazione di uno Stato effettivamente sovrano37.
La principale novita dei negoziati che portarono al Trattato di Maastricht fu l’unione economica e monetaria, che proponeva la rinuncia alla sovranita monetaria da parte dei Paesi membri, ad eccezione della Gran Bretagna e della Danimarca.
La rinuncia in un settore cosi importante, poteva essere spiegato solo con riferimento all’idealismo dei grandi leader europei, pertantoKohl, Delors e Andreotti, considerarono maturi i tempi e, a loro avviso, si sarebbero dovute porre in essere tutte quelle misure che avrebbero reso possibile la realizzazione di una integrazione europea, attraverso delle concessioni38.
La Gran Bretagna, tuttavia, con- tinuuo a tutelare i propri interessi nazionali e nel Trattato di Maastricht si assicuro che non ci fosse alcun riferimento alla vocazione federale dell’Unione, che le decisioni di politica estera sarebbero state lasciate nelle mani degli Stati membri e che la sterlina sarebbe rimasta la moneta dei britannici, ma nonostante tutto, gli inglesi continuarono a considerare il Trattato come una svendita della sovranita nazionale britannica.
L’aspetto piu rilevante fu la conservazione del monopolio della forza fisica legittima da parte degli Stati membri e l’Unione Europea continuava ad essere un organismo politico ibrido che non si presentava come uno Stato federale e tantomeno come un Superstato, “uno scenario segnato dal divorzio tra detenzione del monopolio della forza fisica legittima e capacită di decisone politica: in sostanza dal delinearsi di poteri incapaci di coercizione e di coercizione senza potere.”39
La sovranita si perdeva sul piano nazionale e non era trasferita ad un livello superiore.Il Trattato sull’ Unione Europea entro in vigore il 1 Novembre del 1993, un risultato che andava considerato un punto di partenza, piu che un traguardo, per giungere ai successivi Trattati di Amsterdam e Nizza.
Le due Conferenze avrebbero dovuto discutere di questioni con- nesse al tema dell’allargamento dell’Unione a nuovi Paesi, ma nessuno dei due Trattati, Amsterdam e Nizza, riuscirono a risolvere questi problemi, limitandosi solo ad apportare qualche modifica al Trattato di Maastricht.
A meta del 1999, si riapri il confronto sul futuro dell’Europa, la Germania di Fischer, la Francia di Chirac, l’Italia di Amato e la Commissione Europea guidata dal Presidente Prodi disegnarono una ipotesi sul futuro dell’Europa.
L’Europa avrebbe dovuto dotarsi di istituzioni federali per poter parlare “con una sola voce”, per far ripartire le proprie competenze e per avere una liberta d’azione che gli stessi Stati non avevano40.
Ormai il cammino di un’Europa affidata al funzionalismo di matrice monnettiana era priva di significato, questo e il senso del discorso di Fischer, il quale evidenzia la crisi del metodo Monnet: “In passato, domi- nava essenzialmente il metodo Monnet […]. Questa integrazione graduale senza un progetto preciso era stata concepita negli anni ’50 per l’integrazione economica di un piccolo gruppo di paesi. Pur avendo avuto successo, questo approccio, per l’integrazione politica e la demo- cratizzazione dell’Europa e risultato essere solo limitatamente adeguato”41.
La strada intrapresa porto al Trattato di Amsterdam, descritto da alcuni studiosi come “un melting pot di provvedimenti disparati, senza una visione coerente ne di sostanziale cooperazione in un settore particolare ne del futuro istituzionale dell’Europa42.